Il Palpito dell’uno si racconta alla redazione

Quando hai iniziato ad interessarti alla musica?

Bene, ho sempre ascoltato musica, avuto strumenti in casa, studiato musica ecc. però ho iniziato ad interessarmi veramente di musica quando ho capito che è uno strumento potentissimo per poter condividere, dire qualcosa e soprattutto pensare.
Raccontaci del tuo percorso artistico
La musica mi accompagna da quando sono nato, mio padre suona, un pò tutto, quindi sono cresciuto ascoltando dal vivo, l’intera discografia italiana e partenopea :), successivamente ho iniziato a studiare pianoforte e da li sono iniziate tutte le esperienze musicali. Per diversi anni ho sempre suonato con diverse formazioni, partecipando sia ai live che alle registrazioni di due album. Poi da qualche anno ho iniziato a scrivere e sperimentare questa nuova strada insieme a un mio compagno di viaggio, che è Francesco (batterista della band). Così è nato questo progetto “Il Palpito dell’uno”.

Quali sono i tuoi punti di riferimento? ( cantanti, band fonti di ispirazione)
Generalmente ascolto molta musica, conosciuta e non, possono essere i grandi cantautore con cui sono cresciuto, tra i tanti, Battisti, De Gregori, Dalla, Guccini, Gaber ecc. ed ovviamente tutta la scena indie italiana come Le Luci della centrale elettrica, Motta, Brunori, Di Martino, Levante. Invece quando ho bisogno di rilassarmi, magari dopo ore e ore di prove ascolto musica elettronica e tecno come Paul Kalkbrenner riesce ad essere energico e rilassante al tempo stesso.
Forse ho un pò divagato comunque la più grande fonte di ispirazione per me è vivere ogni giorno nella maniera più normale possibile.
Cos’è la musica per te?
Beh la musica rappresenta una parte fondamentale della mia esperienza di vita, è una maniera per viaggiare tra la freneticità della società contemporanea e trovare sempre il tempo di fermarsi a farsi domande. Poi in realtà scrivere, suonare, interpretare un pensiero attraverso la musica è una cosa che faccio naturalmente, senza pensarci troppo.
Hai un particolare progetto a cui arrivare come massima aspirazione?
Qualche tempo fa, riordinando vecchi album,cd,cassette pensavo che la vera ricchezza che ci hanno lasciato in eredità la generazione “grandi cantautori” sta tutta in uno scatolino di plastica, un pezzo di plastica che vale più di tanti pezzi d’oro. E sto parlando della musica ovviamente, quindi un giorno vorrei essere anche io, plastica.